La Commissione europea ha proposto la creazione di un “Certificato digitale verde” per ripristinare la libera circolazione nell’UE.

Il nuovo sistema, che sarà attuato a partire da giugno 2021 in tutti gli Stati membri attraverso un codice QR sullo smartphone e cartaceo, fungerà da garanzia di: vaccinazione contro il COVID-19, esito negativo dell’ultimo tampone effettuato o guarigione dal COVID-19. La Commissione ha dichiarato la propria volontà di realizzare un sistema che possa assicurare che tutte le certificazioni presentate sul territorio dell’UE siano verificate e sostenere gli Stati membri nel rendere esecutive tali misure. In capo agli Stati membri ricadrebbe la responsabilità di decidere da quali restrizioni in materia di sanità pubblica dovrà essere esentato chi viaggia, riservando a tali soggetti esentati lo stesso trattamento dei viaggiatori in possesso della certificazione.

Stati membri liberi di determinare la finalità del certificato

I “passaporti verdi” saranno rilasciati gratuitamente. Laddove un paese faccia sì che il certificato esoneri chi lo presenta dalle restrizioni in materia di sanità pubblica come il tampone o la quarantena, sarà necessario accettare, alle stesse condizioni, i certificati di vaccinazione rilasciati dal sistema di certificazione digitale verde dell’UE. Sebbene tale obbligo sia limitato ai vaccini provvisti dell’autorizzazione di messa in commercio dell’UE, gli Stati membri sarebbero autorizzati ad includere anche altri vaccini. Se uno Stato membro facesse richiesta di disporre l’isolamento o il tampone per un soggetto munito del certificato al momento dell’ingresso in un altro paese, avrà l’obbligo di informare la Commissione e tutti gli altri Stati membri e di spiegare le motivazioni di tali misure.

L’idea di un “passaporto verde” per coloro che hanno ricevuto il vaccino contro il Coronavirus è nata in Israele, dove al momento circa la metà della popolazione è in possesso di questo documento. Questo viene richiesto all’ingresso di ristoranti e concerti. L’Organizzazione mondiale della sanità, con sede a Ginevra, al momento non raccomanda l’introduzione di tali misure.

La Commissione ha dichiarato che i certificati conterranno un numero limitato di informazioni come nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni relative al vaccino, tampone, guarigione e un identificatore unico. Questi dati possono essere usati unicamente per confermare e verificare l’autenticità e la validità dei certificati. Le misure saranno in vigore anche in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Il certificato verrà rilasciato a cittadini e residenti dell’UE e ai membri delle loro famiglie, indipendentemente dalla nazionalità.

La proposta arriva sotto forma di regolamento, atto direttamente applicabile e vincolante per tutti gli stati membri dell’UE. La proposta necessita ancora dell’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, che rappresenta l’interesse degli Stati membri. Nel frattempo, la Commissione ha dichiarato che gli Stati membri dovranno rendere esecutivi gli standard tecnici, concordati nell’eHealth network, per assicurare l’interoperabilità e la totale conformità alla normativa in materia di protezione dei dati personali.

La stretta sulle esportazioni dei vaccini

Mercoledì la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ripreso il produttore AstraZeneca per non aver onorato gli impegni contrattuali. Pochi giorni fa, l’azienda ha tagliato drasticamente le consegne inizialmente pattuite con l’UE, da 180 milioni di dosi a sole 70 milioni per il secondo trimestre del 2021. “AstraZeneca ha prodotto e consegnato un quantitativo di dosi inferiore a quello pattuito. Questo ha ridotto significativamente la velocità della campagna vaccinale”, ha dichiarato von der Leyen ai giornalisti durante una conferenza stampa virtuale.

La presidente ha anche annunciato una stretta sulle esportazioni dei vaccini prodotti nell’Unione europea. “Valuteremo se l’esportazione in altri paesi, che hanno tassi di vaccinazione più alti dei nostri, garantirà comunque il rispetto della proporzionalità. Le strade dovrebbero essere aperte in entrambe le direzioni. Per questo motivo dobbiamo assicurare il rispetto dei principi di reciprocità e proporzionalità.”

La presidente della Commissione ha aggiunto che se la situazione rimarrà immutata, l’UE dovrà “riflettere su come esportare le dosi nei paesi produttori dei vaccini in base al loro livello di apertura. Esporteremo grandi quantità nei paesi produttori dei vaccini e pensiamo che questo possa essere un invito all’apertura, che dia anche a noi la possibilità di poter importare a nostra volta da quei paesi.

“Valuteremo se l’esportazione in altri paesi, che hanno tassi di vaccinazione più alti dei nostri, garantirà comunque il rispetto della proporzionalità. In altre parole: vogliamo consegne dei vaccini affidabili, vogliamo incrementare le quantità previste dagli accordi, vogliamo vedere reciprocità e proporzionalità nelle esportazioni e siamo pronti a ricorrere a qualsiasi mezzo necessario per raggiungere questo obiettivo”, ha precisato von der Leyen.

A gennaio, la Commissione ha adottato un meccanismo secondo cui le aziende che intendono esportare i vaccini contro il Covid-19 avranno bisogno di un’autorizzazione.

Autore: Michael Thaidigsmann